Naviga




Dantedì 2021 - Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri

Logo "Dantedì 2021" - Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri

La Biblioteca Storica Nazionale dell'Agricoltura in questo giorno speciale vuole condividere con voi la bellezza:
all'interno del ricchissimo patrimonio librario della biblioteca è presente l'edizione del 1870 de La Divina Commedia di Dante Allighieri illustrata da Francesco Scaramuzza e fotografata da Carlo Saccani

Francesco Scaramuzza (1803-1886) è autore di una delle versioni iconografiche della Divina Commedia più aderenti al testo dantesco. Famoso per la naturalezza delle immagini e l'accurata riproduzione dei dettagli, fu ritenuto, dal letterato ottocentesco Luciano Scarabelli, il più valido illustratore dell'opera seppur al pubblico siano più note le tavole disegnate dal francese Gustave Doré (1832-1883) con tratti robusti, marcati e decisi, propri della tecnica incisoria.

 
 

Alcune tavole della Divina Commedia edite dal fotografo Carlo Saccani tra il 1870 e il 1875

Paradiso Canto XXXII

Paradiso Canto XXXII
...tutti questi sono spiriti assolti Prima ch'avesser vere elezioni
 
<< <
  1. ...
> >>
 

La tecnica di stampa utilizzata dall'editore Saccani è la collotipia, una tecnica artigianale ideata nel 1855 (quindi pochi anni prima dell'edizione del Saccani) da Louis-Alphonse Poitevin, con il quale era possibile ottenere una notevole tiratura di stampe di elevata qualità.
La tecnica prevede che su di una matrice, costituita da una lastra di cristallo, venga steso uno strato uniforme di emulsione fotosensibile, che deve essere successivamente sottoposta a cottura per alcune ore per poter essere impressionata dal negativo fotografico dell'immagine da stampare.
Segue poi l'inchiostratura manuale a spatola, che permette di mantenere un costante aggiornamento sulla quantità e sui toni del colore. L'intensità e i contrasti di colore sono determinati invece dal diverso grado di sviluppo della lastra, modificabile anche durante il procedimento di stampa.
La collotipia permette di stampare da ciascuna matrice soltanto un numero limitato di copie (la tiratura ottimale è tra le 300 e le 500 copie da ciascuna lastra). Dopo una certa quantità di passaggi, infatti, la gelatina si deteriora facendo perdere all'immagine la sua incisività.
Le collotipie non presentano la sgranatura tipica dei retini delle stampe a colori tradizionali.
Fino agli anni '50, comunque, veniva utilizzata anche per riprodurre cartoline postali.
Esistono solo due tipografie al mondo che ancora utilizzano regolarmente la collotipia, e si trovano a Kyoto. In Europa le ultime si trovavano a Firenze e Lipsia.

Biografia di Francesco Scaramuzza (1803-1886)

Il pittore nasce a Sissa in provincia di Parma il 14 luglio 1803. Inizia gli studi frequentando la "scuola di latinità" per volere del padre che, desideroso di fornire al proprio figlio gli strumenti per un avvenire sicuro e dignitoso, lo sogna impiegato. Poi, data la sua spiccata abilità nel disegno, viene iscritto all'Accademia di Parma sotto i maestri Antonio Pasini e Biagio Martini, iniziando subito lo studio del Correggio.
Per tre anni, dal 1826 al 1829, è a Roma e subisce l'influsso artistico dei Nazareni.
Il ritorno a Parma lo vede protagonista di importanti commissioni pittoriche come gli affreschi del Tempietto del Petrarca a Selvapiana, allora territorio del Ducato di Parma, e la Sala Dante della biblioteca Palatina alla Pilotta.

La sua prima esperienza dantesca risale al 1836, allorché partecipò all'esposizione milanese, nel Palazzo Brera, con La morte del Conte Ugolino. L'olio dello Scaramuzza, purtroppo andato perduto, suscitò particolare interesse, accese vivaci discussioni e meritò larga ammirazione da parte del pubblico.

Incoraggiato dal successo, egli accarezzò l'idea di illustrare tutta la Divina Commedia e si mise subito a schizzare i cartoni. In un momento di furore creativo e di esaltazione per il mondo dantesco chiese al barone Vincenzo Mistrali, allora ministro ducale delle finanze, di poter istoriare i vasti corridoi del palazzo universitario con soggetti danteschi. Il ministro, che era un suo sincero ammiratore, dopo aver visto alcuni bozzetti a penna della Divina Commedia rispose di non poter aderire. Il pittore si rivolse allora al bibliotecario Angelo Pezzana, il quale si adoperò per ottenere il permesso di far affrescare una sala della biblioteca (oggi conosciuta come Sala Dante).

Nel 1838, dopo una scrupolosa preparazione, diede inizio al lavoro dell'illustrazione della Divina Commedia che subì un'interruzione un anno dopo a causa della prematura morte della giovane moglie Virginia Mognaschi dalla quale aveva avuto quattro figli: Elisa, Emilia, Adele e Silvio. Luigi Carlo Farini, che era capo del governo ducale di Parma, desiderando onorare degnamente nell'Emilia il sesto centenario della nascita di Dante, affidò allo Scaramazza il compito di portare a termine i disegni danteschi per allestire una nuova edizione della Divina Commedia. Nell'anno centenario 1865 lo Scaramuzza però non era riuscito a terminare l'immensa opera, conseguentemente, a Firenze furono esposti solo i 73 cartoni terminati che raffiguravano l'Inferno.

Nello stesso periodo il francese Gustave Doré, che era venuto a conoscenza del progetto di Scaramuzza, realizzò e pubblicò anch'egli le proprie illustrazioni dantesche, che ebbero un grande successo, tanto da oscurare quello ottenuto da Scaramuzza. Contrariato dal successo del suo antagonista, in un primo tempo pensò di non terminare l'opera, ma poi continuò nel lavoro, che concluse nel 1876.L'illustrazione della Divina Commedia è considerata la sua opera più importante e rappresentativa. È costituita da 243 tele su cartone così suddivise: 73 per l'Inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.

Dal 1860 al 1877 Scaramuzza fu direttore dell'Accademia di Belle Arti di Parma. Molti pittori parmigiani si formarono alla sua scuola pittorica, tra cui Cecrope Barilli, Ignazio Affanni, Giorgio Scherer e Cletofonte Preti. Morì a Parma il 20 ottobre 1886, a 83 anni.

torna all'inizio del contenuto